Categorie: News Azioni di advocacy SIMM

Il 31 maggio 2021 a nome del Tavolo Immigrazione e Salute (TIS) e del Tavolo Asilo e Immigrazione (TAI), è stata inviata una lettera al Commissario straordinario Figliuolo e al Presidente della Conferenza Stato-Regioni Fedriga (in allegato), esprimendo da parte delle 32 associazioni che compongono i due tavoli, "profonda preoccupazione per la silenziosa esclusione" di gruppi di popolazione in condizione di fragilità sociale dall'accesso alla vaccinazione. "Complessivamente si tratta di centinaia di migliaia di persone, straniere e italiane, in parte già aventi diritto al vaccino (per età, per patologia o, come per i caregiver, per categoria lavorativa), ma che non possono accedervi per ostacoli meramente amministrativi". Per tale motivo viene richiesta l'emanazione di "Indicazioni nazionali che:

  • guidino le autorità sanitarie locali, indicando in particolare le giuste modalità e le scadenze temporali per uniformare le prassi in maniera tempestiva e uniforme su tutto il territorio, rendendo anche omogenea la distribuzione, la selezione dei gruppi target, le procedure di somministrazione dei vaccini a livello nazionale;
  • stabiliscano e agevolino una procedura che consenta la vaccinazione a chi si trova sul territorio nazionale pur non avendo documenti quali tessera sanitaria, documento di identità o codice fiscale prevedendo una "flessibilità" amministrativa, anche intervenendo con le opportune modifiche al portale attualmente in uso per la prenotazione telematica, onde evitare che farragini burocratiche vanifichino la necessità di dare urgente risposta a un’istanza di salute pubblica globale e comunitaria;
  • prevedano il diretto coinvolgimento delle comunità di immigrati e di mediatori culturali per favorire la trasmissione di messaggi chiave per la prevenzione nelle lingue comprese dai migranti ed in modo culturalmente appropriato e scongiurare la diffusione di informazioni non corrette ... "

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29 maggio 2021

Care socie e cari soci,

                                               desidero aggiornarvi sulle attività recenti della SIMM a proposito della vaccinazione degli immigrati senza documenti e sulle strategie che stiamo adottando.

Dopo l’articolo pubblicato da Emanuela Petrona Baviera, e ripreso da vari organi di comunicazione (tra cui vale la pena di vedere l’articolo apparso su Avvenire, https://www.avvenire.it/attualita/pagine/migranti-esclusi-dalle-vaccinazioni-unemergenza-di-salute-pubblica) l’attività della SIMM si è sviluppata su più fronti.

La questione della vaccinazione è un aspetto fondamentale, per la SIMM. Certamente, prima di tutto, da un punto di vista umanitario: per noi, per la nostra sensibilità umana riflessa nel nostro statuto e nel nostro codice etico, ogni singola persona ha un valore assoluto. Ma siamo anche consapevoli che questa nostra convinzione non valga per tutti.

Per questo è fondamentale basare le nostre iniziative anche su fatti e principi che possano essere condivisi da tutti, anche da decisori politici che non hanno la nostra stessa visione. E la nostra battaglia ha ottimi argomenti di tipo legale, tecnico-sanitario e socio-economico. Dal punto di vista legale l’articolo 32 della costituzione, che ci ricorda che “la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”, non lascia molti dubbi, e del resto l’attuale normativa riconosce pienamente il diritto alla vaccinazione anche alle persone senza documenti. Dal punto di vista sanitario, non c’è alcun dubbio che l’interesse della collettività può essere raggiunto solo con un controllo epidemiologico completo della popolazione, senza escludere nessuno. Sul piano socio-economico vale la pena di ricordare che gli immigrati senza titolo di soggiorno sono gli stessi che entrano quotidianamente nelle nostre case per prendersi cura delle nostre famiglie e dei nostri anziani, e che riempiono i nostri piatti con il loro lavoro nelle campagne.

Ci siamo mossi secondo le nostre linee, mettendo in risalto il punto di vista sanitario della questione, divulgando la nostra posizione e partecipando a un lavoro di rete insieme alle altre agenzie che promuovono i diritti degli immigrati. In particolare abbiamo lavorato all’interno del Tavolo Immigrazione Salute, dove siamo rappresentati dal nostro presidente emerito Maurizio Marceca, e dove è presente anche l’altro nostro ex-presidente Salvatore Geraci. I nostri GRIS si sono impegnati con contatti e pressioni sulle autorità regionali da cui le vaccinazioni dipendono. Al momento abbiamo ottenuto una chiara definizione della normativa che non lascia dubbi sul fatto che le vaccinazioni devono essere fatte e consensi di principio alle nostre richieste, anche se ancora la maggior parte delle regioni non ha dato un’attuazione operativa efficace. Su questa strada, per ora, sembrano aver risolto i problemi pratici e amministrativi solo Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia.

La nostra attività continua finché questo diritto degli immigrati, e questo dovere della Repubblica non avranno piena attuazione, nell’interesse di tutta la collettività.

Vi terremo informati. A presto

                                               Marco Mazzetti, Presidente SIMM

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12 maggio 2021

La difficoltà di accesso alle vaccinazioni delle persone senza permesso di soggiorno, senza codice fiscale, residenza o fissa dimora, era stata prevista, nonostante il Piano Strategico Vaccinale 2020 puntualizzasse che:

La Costituzione italiana riconosce la salute come un diritto fondamentale dell’individuo e delle comunità. Lo sviluppo di raccomandazioni su gruppi target a cui offrire la vaccinazione sarà ispirato dai valori e principi di equità, reciprocità, legittimità, protezione, promozione della salute e del benessere, su cui basare la strategia di vaccinazione.

Il sito AIFA dedicato ai vaccini, https://www.aifa.gov.it/domande-e-risposte-su-vaccini-covid-19 , il 3 febbraio alla voce “Procedure di vaccinazione dei vaccini Pfizer e Moderna”, fra le faq riportava questa risposta:

Per effettuare la vaccinazione alle persone (italiane e straniere) in condizioni di fragilità sociale” “sulla base di quanto sancito dall’articolo 32 della Costituzione italiana e di quanto previsto dall’articolo 35 del Testo Unico sull’immigrazione, può essere accettato un qualsiasi documento (non necessariamente in corso di validità) che riporti l’identità della persona da vaccinare e/o Tessera sanitaria – Tessera TEAM (Tessera Europea Assistenza Malattia) – Codice STP (Straniero Temporaneamente Presente) – Codice ENI (Europeo Non Iscritto). In mancanza di un qualsiasi documento verranno registrati i dati anagrafici dichiarati dalla persona e l’indicazione di una eventuale ente/struttura/associazione di riferimento”

oggi lo stesso sito, aggiornato al 28 aprile è stato così modificato:

  1. Chi ha diritto alla vaccinazione?

Tutte le persone residenti o stabilmente presenti sul territorio italiano, con o senza permesso di soggiorno, che rientrano nelle categorie periodicamente aggiornate dal Piano Vaccinale.

Le parole ‘stabilmente presenti’ entrano evidentemente in contrasto con la sigla STP che indica gli stranieri ‘temporaneamente presenti’, sigla che include tutte le persone senza regolare permesso di soggiorno e che per lo più non hanno accesso al SSN se non per cure urgenti ed essenziali. I pazienti con codice STP ed ENI non hanno il medico di medicina generale, e questo li allontana dal programma assistenziale cui dovrebbero, come tutti, avere diritto.

Eppure fra le cure urgenti ed essenziali secondo l’attuale normativa sono incluse e con particolare riguardo, la profilassi, la diagnosi e la cura delle malattie infettive.

Decreto Legislativo 286/98, art. 35, comma 3: Ai cittadini stranieri presenti sul territorio nazionale, non in regola con le norme relative all’ingresso e al soggiorno, sono assicurate, nei presidi pubblici e accreditati, le cure ambulatoriali e ospedaliere urgenti o comunque essenziali, ancorché continuative, con particolare riguardo alla profilassi, alla diagnosi e alla cura delle malattie infettive.

Attualmente le realtà locali con difficoltà cercano autonome soluzioni per finalizzare la prenotazione dei pazienti STP o ENI alla vaccinazione. Queste soluzioni, quando “escogitate”, non sono state uniformate e pertanto persistono grandi differenze tra un’azienda sanitaria locale e un’altra, paradossalmente anche nello stesso territorio regionale, nonché tra province contigue.

Ma anche quando grazie all’ostinato contributo  del terzo settore, in collaborazione con la sanità pubblica locale, si riesca a far accedere i pazienti STP o ENI ai centri hub di vaccinazione (spesso in assenza di mediazione culturale), il paziente viene spesso respinto senza essere vaccinato, dato che sulla piattaforma nazionale di registrazione dei vaccini, attualmente affidata a Poste Italiane, non è possibile (perché non previsto) inserire nel campo CODICE FISCALE un codice alternativo, come quello STP o ENI.

Questa situazione sta lasciando scoperta da vaccinazione una gran quantità di pazienti fragili, fragili per antonomasia, fragili proverbiali, fragili per identità sociale, culturale, clinica e psichica, fragili per ghettizzazione residenziale e abitativa che pertanto sono spesso più a rischio di contrarre e trasmettere la malattia da SARS COV 2.

La mancata vaccinazione di una sacca così sensibile di popolazione costituisce un rischio di inficiare la buona riuscita di tutto il piano vaccinale, in un momento in cui preservare la salute del singolo coincide con preservare la salute della comunità.

Chiediamo, in base a quanto su esposto, che la piattaforma nazionale di registrazione dei vaccini venga prontamente aggiornata in modo tale da permettere di default l’inclusione dei pazienti senza codice fiscale secondo le stesse sequenze di priorità clinica della popolazione italiana.

Chiediamo altresì indicazioni precise, nazionali, che guidino le sanità locali, giuste modalità e le scadenze temporali per adeguarsi in maniera tempestiva e uniforme su tutto il territorio; inoltre, ultima ma non ultima sul piano delle necessità pratiche, che sia prevista tecnicamente una maggiore flessibilità riguardo alla residenza o alle documentazioni in possesso degli utenti, onde evitare che farragini burocratiche vanifichino la necessità di dare urgente risposta a questa istanza di salute pubblica globale e comunitaria.

Le nostre istanze sono state riprese da alcuni articoli sulla stampa nazonale e locale. Segnaliamo l'articolo del 18 maggio su Avvenire e quello su Repubblica Palermo del 19 maggio.