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I Centri di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) sono i luoghi adibiti in Italia alla detenzione amministrativa delle persone migranti considerate “irregolari”: si tratta di un istituto giuridico che prevede la privazione della libertà in nome di un illecito amministrativo e non di un reato, nello specifico per il fatto di essere migranti senza permesso di soggiorno in regola. La detenzione amministrativa presenta criticità in materia di rispetto della dignità delle persone e dei loro diritti, incluso quello alla salute. La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ne ha denunciato gli effetti in quanto pratica patogena sia per la salute fisica, sia per quella mentale. Numerose evidenze descrivono i CPR come contesti di degrado igienico-sanitario, sofferenza fisica e mentale e abbandono sociale, con ripetuti atti di violenza auto- ed etero-inflitta sui corpi delle persone recluse. Le stesse evidenze, a distanza di 25 anni dalla loro istituzione, confermano che questi luoghi, ovunque e a prescindere dai differenti gestori, sono sistematicamente e profondamente patogeni e mettono a rischio la salute e la vita delle persone che vi vengono detenute. La Società Italiana di Medicina delle Migrazioni (SIMM) da trentacinque anni lavora per assicurare l’accesso alle cure e il diritto alla salute alle persone migranti in Italia, a prescindere da provenienza e status giuridico, come sancito dall’Articolo 32 della Costituzione. Nel corso del tempo ha sistematicamente svolto attività di advocacy presso i decisori istituzionali per far sì che il dettato costituzionale e il codice deontologico della FNOMCeO si traducano in reale diritto alla salute per le persone migranti. Sulla base di quanto espresso, la SIMM si rivolge alla Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici e Chirurghi (FNOMCeO) per una presa di posizione affinché si proceda nell’immediato alla chiusura dei CPR e all’apertura di un dibattito a livello europeo per l’abolizione della detenzione amministrativa, in quanto realtà patogene per le persone migranti, di cui violano i diritti fondamentali e mettono a rischio la salute e la vita; si dichiari che nessun professionista della salute che operi in rispetto dell’articolo 32 della Costituzione e del Codice di Deontologia Medica possa fornire e tantomeno essere costretto a fornire le proprie prestazioni professionali in tali luoghi per permetterne l’operatività (ad esempio tramite la sottoscrizione di valutazioni di idoneità alla reclusione nei CPR, richieste dalle autorità di polizia), in Italia e all’estero, in quanto privi delle tutele essenziali per le persone detenute e contrari all’etica professionale della cura. Tale posizione è stata tra l’altro avvalorata proprio da una analoga dichiarazione della FNOMCeO sull’inammissibilità dell’utilizzo del personale sanitario per le pratiche di selezione delle persone migranti destinate ai centri di detenzione in Albania. I professionisti e le professioniste della SIMM, nonché tutti coloro che vorranno sostenere e rilanciare questo appello, sono mossi dal principio costituzionale e deontologico della tutela della vita e della salute delle persone come priorità rispetto a ogni altra considerazione, un principio che si sostanzia nel proposito ippocratico: “in qualsiasi casa andrò, io vi entrerò per il sollievo dei malati, e mi asterrò da ogni offesa e danno volontario”.

 

16 giugno 2025

Società Italiana di Medicina delle Migrazioni (SIMM)

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Alla SIMM ci siamo spesso sentiti soli, lungo i 35 anni della nostra storia.
Con l’eccezione di due ministri della salute illuminati negli anni ’90, Elio Guzzanti e Rosi Bindi, soci onorari della nostra società, abbiamo spesso avuto l’impressione di seguire un cammino solitaria, con unici compagni di strada generosi gruppi di volontariato.
La nostra solitudine è terminata il 13 marzo 2013. Con l’elezione di Papa Francesco, e con la sua visita dopo poco a Lampedusa, nel luglio successivo, capimmo che non eravamo più soli. Le sue parole erano inequivoche:
“Quei nostri fratelli e sorelle cercavano di uscire da situazioni difficili per trovare un po’ di serenità e di pace; cercavano un posto migliore per sé e per le loro famiglie, ma hanno trovato la morte. (...) Chi ha pianto per la morte di questi fratelli e sorelle? Per le giovani mamme che portavano i loro bambini? Per questi uomini che desideravano qualcosa per sostenere le proprie famiglie?”
I nostri pensieri, i nostri dolori detti da un papa. E con quella partecipazione, con quell’empatia!
Grazie, papa Francesco. Per queste parole, per quelle che ci hai ripetuto negli anni successivi, per quelle che ci hai generosamente scritto nel 2022 in occasione del nostro congresso nazionale. E perché, con te nel cuore, non siamo più stati soli, e non lo saremo più.
 
Marco Mazzetti, presidente SIMM
 

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